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A saperci guardare dentro, a sapere andare fino in fondo, con intelligenza, consapevolezza culturale, un buon grado di empatia, la quotidianità, in ogni segmento, in ogni gesto, anche il più semplice e persino banale, può contenere il senso intero

della realtà. Tutta la realtà, nel bene e nel male. La quotidianità contiene tutto il bene della storia e tutto il suo male, tutto il suo veleno. Bisogna avere l’intelligenza e il coraggio di guardarci dentro. Radio Killers, l’interessante spettacolo che Valeria La Bua ha scritto, realizzato, diretto e portato in scena a Teatro del Canovaccio di Catania ci ricorda tutto questo. E lo ricorda con un allestimento essenziale e l’interpretazione solida di Marta Cirello e Davide A. Toscano (che firma la regia insieme con La Bua). Si tratta di tre pezzi teatrali che trasfigurano episodi di cronaca in cui si trova avviluppata quella tremenda “banalità del male” che riconosciamo nei grandi eventi della storia ma troppo spesso nemmeno percepiamo quando la troviamo avvolta nei panni consueti e rassicuranti della quotidianità e del flusso della comunicazione pubblica.  Non è necessario riferire qui quali sono gli episodi di cronaca ai quali La Bua si ispira – sono abbastanza riconoscibili del resto -, conta piuttosto rilevare la sostanza feroce della violenza che può annidarsi dentro l’apparente banalità di gesti, situazioni e parole, e interrogarsi su come questa ferocia possa essere risvegliata in modo inconsulto e farsi motore di atti di violenza improvvisa e inaudita. Una violenza tale che, a doverla esprimere, sembra non ci siano parole sufficienti e sufficientemente congrue. La Bua ci prova sul serio, ponendo la focalizzazione drammaturgica all’interno dei personaggi: è una scommessa coraggiosa che non sempre appare vinta perché, pur nella loro apparente semplicità, i personaggi che agiscono in scena sono misteriosissimi, difficili da disegnare e le motivazioni che li spingono dentro il vortice criminale rasentano, e oltrepassano, il limite della follia. Detto questo, che già non è poco, La Bua passa a porsi, e a porre al pubblico, la domanda successiva e necessaria: questa ferocia è una caratteristica dell’uomo in quanto tale e in ogni tempo o è piuttosto un necessario portato della contemporaneità e del nichilismo che la connota? La riposta che lo spettacolo implica passa (anche) attraverso l’oggetto scenico di una strana macchina dal moto continuo, fatta di ingranaggi, di ruote dentate e di tre apparecchi radiofonici che annunciano, tra l’altro e in modo distaccato, l’accadere del male nella quotidianità. L’idea che sembra prevalere è che il male, che si annida nella più ovvia e persino banale quotidianità, è una costante dell’uomo in quanto tale e in ogni tempo. Forse è davvero così, ma ciò non toglie che ci sono delle peculiarità storiche, politiche e culturali in ogni epoca che connotano il verificarsi criminale e feroce della violenza. Da questo punto di vista gli episodi di cronaca, adombrati e giustamente trasfigurati nello spettacolo, potrebbero (e dovrebbero) dirci non sono della misteriosa e ancestrale presenza della ferocia animale nell’uomo, ma di come e, forse anche, del perché politico e culturale si incarni in noi uomini e donne del XXI secolo. Di come siamo fatti nel profondo insomma. 

Radio Killers. Catania, Teatro del Canovaccio, 12, 13, 14, e 19, 20 e 21 gennaio 2024. Testo di Valeria La Bua. Regia: Valeria La Bua e Davide A. Toscano. Con Marta Cirello e Davide A. Toscano. Scene di Mariella Beltempo e Rosalba Cannella. Produzione: Bottega del Pane e Teras Teatro. Spettacolo vincitore del premio Sicilia di scena del teatro Biondo di Palermo edizione 2022/23.  

Foto Agatino Dipolito.