Pin It

In un piovoso fine settimana di febbraio, ho avuto l’occasione di seguire, come uditrice, due lezioni dei corsi del Teatro Elicantropo di Napoli: Recitazione con Roberto Azzurro e Semiotica dell’attore con Aniello Mallado. Il Laboratorio del Teatro

Elicantropo è considerato uno dei massimi riferimenti cittadini di crescita culturale e professionale nell’ambito teatrale. L’appartenenza a tale laboratorio è diventata garanzia di serietà per molti addetti ai lavori, alcuni allievi hanno intrapreso le strade del palcoscenico, altri sono entrati a pieno merito in tutte le maggiori Scuole di Teatro nazionali ed estere.
Nel cuore della città antica, in Vico Gerolomini, chi voglia approfondire o iniziare un percorso di formazione, può recarsi in questo storico teatro, che ha avuto l’onore di ospitare il premio Nobel Josè Saramago, in occasione della messa in scena della sua opera Cecità, con la regia di Carlo Cerciello.  La storia commovente e profonda di questo incontro si può leggere nel sito del teatro. Il Teatro Elicantropo di Napoli nasce nel 1996 in uno stabile del seicento che una volta era parte integrante del complesso dei Gerolomini, diretto da Carlo Cerciello, Imma Villa e da Pierpaolo Roselli ha proseguito, nel corso degli anni, la sua attività, dedicando le sue stagioni teatrali alla drammaturgia contemporanea italiana ed europea. Il percorso di formazione, prevede incontri con maestri che portano la loro esperienza maturata in anni di attività teatrale. I corsi, hanno inizio nel mese di ottobre e terminano a giugno. Il laboratorio si articola su tre anni di base, proseguendo con un periodo di ulteriore approfondimento, attraverso seminari, incontri con artisti, maestri ed esperti teatrali di valore nazionale. La mission dell’intero percorso è chiara:
«L’arte teatrale si apprende attraverso la sedimentazione, nel corso della propria vita, di una molteplicità di esperienze le più diverse tra loro. Chi insegna mette a disposizione la propria storia, la propria esperienza, la propria cultura teatrale, che è sempre una parte di quel mondo così variegato, complesso ed affascinante che è il teatro. Il legame con il “maestro” non è da considerarsi relativo solo al periodo di apprendimento, ma resta nella memoria, nella pratica teatrale nel corso di una intera vita.» Il programma è ben articolato e offre una panoramica delle principali competenze teatrali:
Grammatica e sintassi dell’essere in scena (Carlo Cerciello)
Tecniche vocali, dizione e recitazione (Roberto Azzurro)
Canto e musica in teatro (Paolo Coletta)
Drammaturgia e teoria teatrale (Massimo Maraviglia)
Semiotica dell’attore (Aniello Mallado)
Per chi ha già maturato un’esperienza teatrale o voglia continuare il percorso, esistono ulteriori possibilità. 
Studi Eduardiani-Perfezionamento Professionale
Gli Studi Eduardiani fanno parte delle iniziative promosse da Anonima Romanzi T. Elicantropo, con la collaborazione e il sostegno della Fondazione Eduardo De Filippo. Guidati dall’esperienza dei docenti Antonio Sinagra e Giuseppe Rocca, gli allievi avranno modo di approfondire la conoscenza del grande maestro napoletano.
Corsi di Regia Teatrale si svolgono con cadenza bisettimanale nell'arco di sei mesi.
Il programma del corso prevede tutti i principali insegnamenti e la necessaria formazione per creare uno spettacolo. Sono condotti da Carlo Cerciello che guida i suoi allievi in un percorso di consapevolezza e costruzione di uno spettacolo di regia.
Perfezionamento Professionale.
Anche i corsi di Perfezionamento Professionale di Anonima Romanzi sono diretti da Carlo Cerciello. Essere attore o regista non vuol dire esercitare il proprio ego narcisistico ma vuol dire pensare agli altri a chi dovrà vedere lo spettacolo, è un atto d’amore verso il pubblico, questi corsi, dunque, puntano alla formazione di artisti-artigiani creativi e consapevoli del proprio ruolo sociale. In partenariato con la Elledieffe e la Fabbrica dell'Attore di Roma, e il Teatro Due di Parma, proseguendo e perfezionando la ventennale valorizzazione professionale degli allievi più meritevoli del Corso di Perfezionamento Professionale di Anonima Romanzi. Il progetto ministeriale prevede, inoltre, il graduale avviamento al lavoro degli attori più meritevoli che sono seguiti nell’intero percorso di una loro messa in scena. È questo un punto di forza del Teatro, in un panorama nazionale problematico, dove spesso i giovani, al termine di un percorso di studi, fanno fatica a trovare un contesto in cui lavorare.
Carlo Cerciello, regista e direttore artistico, crede fermamente che il fare teatrale sia anche azione politica di resistenza e resilienza. Il Teatro deve riuscire a stimolare lo spettatore a riflettere con criticità sulla realtà contemporanea. Il Teatro si trova in uno dei contesti storici più significativi della città, dove passato e presente si mescolano in una contaminazione continua. Nella piazza poco distante è possibile ammirare la Madonna con la pistola di Banksy e più in fondo in Pio Monte della Misericordia, il capolavoro di Caravaggio, “Sette opere di Misericordia”, la Cattedrale di San Gennaro e San Gregorio Armeno. Che ruolo ha un teatro che vive in un contesto storico così fortemente antropizzato e al centro di luoghi culturali di immenso valore? Viviamo l’arte, suggerisce Carlo Cerciello, non solo per l’arte, ma come testimone del vero. In queste storiche pareti fatte di calce e tufo, dove camminando fra i vicoli, ti immergi negli ipogei più oscuri, l’arte è racconto politico della contemporaneità. Dove politico assume la connotazione greca di polis, racconto della comunità e per la comunità, per la crescita culturale di tutti, come bene comune. L’artista ha il dovere di dare vita alla pagina scritta, ma per farlo occorre tanto lavoro e molto desiderio di POLIS.
Corso di Recitazione-Roberto Azzurro
“Ho scoperto lavorando in questo laboratorio, che mi piace insegnare”
Così Roberto Azzurro introduce la sua lezione, si pone in modo empatico nei confronti dei giovani allievi, sottolineando che l’insegnamento è un percorso che si compie insieme, si impara anche dai ragazzi dalla loro voglia di mettersi in gioco e di sperimentare. Racconta la propria esperienza e li stimola a provare e riprovare a cavalcare l’onda delle parole a cogliere il significato che c’è dentro, questo si può fare, se si coglie l’importanza delle pause.
Un buon insegnante prova sempre piacere nel farlo, regala la propria esperienza che diventa altro nella mente e nel corpo dei suoi allievi, questo è evidente in Roberto Azzurro. Attore, regista e autore teatrale, ha collaborato per sette anni da aiuto regista con Antonio Calenda assistendolo nella direzione di attori quali Anna Proclemer, Giorgio Albertazzi, Roberto Herlitzka, Gabriele Ferzetti. Dal 2003 comincia una più attiva collaborazione con Carlo Cerciello lavorando con lui, come attore e insegnando recitazione nel Laboratorio Permanente del Teatro Elicantropo.
Roberto Azzurro si sofferma sulla differenza fra recitazione e interpretazione. Nell’interpretazione c’è una forma di distanza, nella recitazione viviamo nelle parole. “Le parole sono nostre dobbiamo immaginare di averle da sempre dentro di noi”. La riflessione dell’attore comincia dalle pause, nel silenzio della concentrazione prima di entrare in scena, nel silenzio delle pause significative fra una battuta e l’altra. La pausa a teatro non è uno stratagemma, è una necessità del pensiero. Il pensiero di chi deve trovare un senso “nel come e nel cosa”, andrà a comunicare. La grande temperatura di un attore si coglie nei silenzi e nella sua capacità di dare senso al silenzio.
Roberto Azzurro racconta la propria esperienza di attore e cita notevoli esempi, i giovani allievi lo guardano con ammirazione, cercando di capire il segreto di quella passione. “Non dovete cercarlo in me, cercatelo in voi stessi”. Così dice Roberto al suo gruppo di allievi, ogni attore deve cercare dentro di sé il senso del proprio lavoro. Altro elemento fondamentale del pensiero di un attore riguarda le immagini mentali che rappresentano il trampolino di lancio del testo recitato. Ogni parola acquisisce un senso maggiore se nasce da un’immagine dell’attore. Non può partire dal nulla o dal troppo. Ma dalla selezione dell’immagine più significativa. Non si recitano parole in fila, ma si immagina ciò che c’è dietro e dentro quelle parole. Il riverbero del ragionamento che l’attore ha fatto nel suo studio poi si vede in scena. Ecco, ho imparato il testo ho cercato le giuste immagini per ogni parola che dovrò recitare qual è il passo successivo? “Mettere la scena in testa”, che sia una sedia, un tavolo, un semplice oggetto prima di entrare in scena, accolgo dentro di me, tutta la scena teatrale in cui dovrò lavorare: quello diventa il mio mondo, l’unico protagonista di quel momento. In questo modo tutta l’energia sarà concentrata sulla scena. Essere padroni della scena, vuol dire accogliere la scena, vuol dire umilmente pensare di essere una piccola parte di un tutto. L’azione teatrale non comincia nel momento in cui si va in scena, ma prima, in questa cura della scena.
Roberto Azzurro propone ai giovani allievi del laboratorio testi indimenticabili.
Incipit di letteratura: “Il gattopardo” di Tomasi di Lampedusa
Brani di lavoro poetici: “La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio; “La cavalla storna” di Giovanni Pascoli.
Brani di lavoro teatrali: il guardiano de “L’Orestea” di Eschilo; Il prologo di “Enrico V” di William Shakespeare.
Non sono un’attrice, ma esco con la convinzione di aver imparato tantissimo, perché ho ascoltato parole eterne, quelle dei classici, e parole vere e cariche di umanità, quelle di Roberto Azzurro.
Corso di Semiotica dell’attore-Aniello Mallado 
La semiotica del teatro diventa protagonista negli studi sul teatro, a partire dagli anni Settanta, quando la ricerca teatrale riflette sui segni della drammaturgia, della regia e dell’attore in scena. I segni dell’attore in scena possono essere diversi e se ben costruiti, rendono lo spettacolo più vivo nella mente dello spettatore. Quindi è importante per l’attore lavorare sulla comunicazione, su quello che vuole trasmettere attraverso il corpo e la voce.
Sulle note di alcune melodie pop, i ragazzi sono invitati a interpretare, (modulando la voce e muovendo il loro corpo) il contenuto del testo della canzone scelta. L’esercizio ha lo scopo di abituare i giovani allievi ad esprimere le emozioni senza censure, è fondamentale saper lavorare sul piano emotivo. E in particolar modo, lavorare sulla voce. La voce è fisicità, la voce vive nel corpo e risponde non solo alle emozioni ma anche al corpo, trovare la fisicità della voce, è un lavoro lungo e complesso. Mallado, stimola i propri allievi a provare e riprovare, si mette lui stesso in gioco, fornendo esempi concreti, solo così la voce recitata diventa credibile, la voce cambia, perché il corpo cambia. Tutto questo avviene se si riesce a ragionare sul quello che si fa, ragionare nel “qui ora”. Si lavora su esercizi che consentono all’attore di rafforzare la propria personalità, il regista non può creare tutto da solo, ogni spettacolo nasce da un confronto continuo fra attore e regista, dall’incontro di questi due mondi nasce uno spettacolo. Non esistono ricette preconfezionate, tutto avviene attraverso un lavoro continuo, una ricerca sul proprio corpo. Sulle immagini che la propria mente crea. È importante concentrarsi su una idea e mantenerla, non abbandonare, continuare a lavorare, sui segni che vogliamo mostrare allo spettatore su quello spunto, l’eccesso di segni confonde lo spettatore. Abbandonare è più facile, cambiare continuamente è il nostro quotidiano fatto di social e selfie, più difficile è resistere e persistere, sono questi i suggerimenti che Aniello fornisce ai propri allievi e credo siano anche suggerimenti di buona vita, al di là della scelta o meno di questa professione i ragazzi imparano a soffermarsi su ciò che veramente conta. Gli spunti sono diversi e tutti interessanti. 
Troppo controllo sul sé rovina la performance, bisogna imparare ad abbandonarsi. Non aver paura di concentrarsi su un elemento. Lavorare sulla ricerca del proprio contrario. C’è molta vivacità e dinamicità, si avverte un circolo gioioso. La lezione termina con un esercizio da fare insieme, tutti in cerchio, perché nessun attore lavora da solo, anche chi è impegnato in un monologo, vive in un contesto sociale, quello della scatola magica, del palcoscenico, nel qui ora, insieme a tutti quelli che hanno contribuito alla nascita dello spettacolo, quello oltre il palcoscenico: lo sguardo del pubblico.
Esco da Teatro, è buio e penso ai tempi bui in cui viviamo, tempi di guerre. Penso a una frase che Carlo Cerciello spesso ripete nelle sue interviste, ma anche ai suoi allievi durante le prove. Non dobbiamo smettere di raccontare la verità, non dobbiamo dimenticare l’insegnamento di chi ha fatto teatro proprio per raccontare i tempi bui, come nel caso di Brecht.  In un periodo in cui si parla spesso di fake news e post verità a che serve la verità se nessuno la racconta più? La risposta a questa domanda l’aveva già trovata Brecht molti anni fa e ha ancora senso, oggi: «Anche nei tempi bui si canterà? Anche si canterà. Dei tempi bui». 

“Io ho solo scritto un romanzo, tu gli hai dato la vita”.
Josè Saramago al Teatro Elicantropo di Napoli

Napoli Teatro Elicantropo, 23-24 febbraio 2024