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Roulette balcanica
Drazan Gunjaca
Fara Editore
pagg: 78
Prezzo: euro 7,00

Un dramma necessario, forse non impeccabile ma necessario. Magari meno bello di tanti drammi inutili. Siamo nel settembre del 1991, in un appartamento della città di Pola, all'indomani dell'indipendenza della Croazia da uno stato in dissolvimento, la Jugoslavia. Il padrone di casa è Petar, ufficiale dell'esercito Jugoslavo, Serbo di nascita e divenuto, da un giorno all'altro, invasore a casa sua. Perché la Croazia è nemica dei Serbi e li tratta da invasori. Petar ha chiamato a casa sua l'amico ed ex collega Mario, Croato, che non fa più parte per sua scelta dell'esercito. Petar è stato abbandonato dalla famiglia, fuggita dall' "invasore" e ha deciso di ammazzarsi. Come scritto in una delle prefazioni del libro, pluripremiato in tanti concorsi anche italiani, l'incipit è un po' lento, raccontato, venato da una carica drammatica tutta interna ai lunghi dialoghi. Tale magma nascosto esploderà più avanti, grazie all'arrivo di nuovi personaggi, e con una serie di azioni convulse ed al limite della farsa, tale è il paradosso della situazione, così che si sorride di una tragedia in atto. Necessario si è detto, perché grazie a questa farsa tragica, ci si rende conto sulla propria pelle, degli assurdi meccanismi che spesso governano i rapporti umani, che vorrebbero essere naturalmente votati alla tolleranza, alla condivisione, alla pìetas, mentre sono costretti, dalle ragion di stato e dalle politiche dei signori delle guerre, a nutrirsi di odio, d'intolleranza, di razzismi e nazionalismi. E via d'uscita non ci può essere se "Io dopo vent'anni passati qui, (...) sono diventato straniero. Ancor peggio, invasore. Ho occupato i 44 metri quadri di solitudine della mia proprietà, sempre che non me ne vada. Sono il più misero esempio di invasore nella storia dell'umanità".