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Il Natale è arrivato e lo scambio dei tanto ricercati regali sta per cominciare, ma i ballerini del Teatro Massimo di Palermo ne hanno ricevuto uno in anticipo: dopo un fallimentare incontro tra i dirigenti della Fondazione e i sindacati, che non ha portato a nessun accordo, il corpo di ballo del teatro palermitano si è trovato di fronte ai tanti temuti tagli del personale artistico che sembrano essere per tanti dirigenti l'unica soluzione possibile a questa crisi. La richiesta dei rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Fials, l'assunzione cioè di 19 ballerini a tempo indeterminato, risultava essere plausibile e realizzabile, essendo a rischio 40 membri del corpo di ballo ed avendo a disposizione nove posti di lavoro in conseguenza del pensionamento di alcuni elementi, ma secondo il sovrintendente del teatro Antonio Cognata non ci sarebbero «le condizioni per la stabilizzazione, perchè ancora non si conoscono le risorse disponibili per il 2012. Attualmente prevediamo tagli per cinque milioni di euro». Le prospettive non sono delle migliori e lontane dall'essere di buon auspicio per il nuovo anno, ma i ballerini del Massimo non si sono arresi e in data 17 dicembre 2011, come si addice a dei veri professionisti, hanno cominciato la loro rivoluzione "in punta di piedi". In piazza Verdi davanti alle imponenti scalinate che conducono alla porta del terzo teatro più grande d'Europa,  il corpo di ballo, per protesta e per sensibilizzare l'opinione pubblica, ha messo in scena una danza sulle note del Valzer dei fiori di Čajkovskij, impendendo oltre a mille spettatori di prendere posto in teatro e assistere alla prima de Lo schiaccianoci, tanto attesa dal pubblico che deluso è ritornato a casa non senza remore: «Capiamo le ragioni dei ballerini – dice Giusy Venezia – ma avrebbero potuto scegliere una forma di protesta meno penalizzante. Alla fine a pagare è sempre il pubblico»; del parere opposto invece è Maria Corradino che abbraccia la causa: «Dobbiamo appoggiare chi alza la voce per salvaguardare la cultura, sempre più colpita dai tagli». A nulla sono servite accuse finanziarie di Cognata che denuncia per la mancata prima: «in fumo 25 mila euro di incassi al botteghino e 300 mila euro di costi di produzione». I ballerini continueranno quindi per le altre repliche de Lo schiaccianoci il loro sciopero, consapevoli che «il corpo di ballo rappresenta una tradizione, ma anche una speranza per i tanti giovani impegnati nella danza» e forti del sostegno delle OO.SS che ribadiscono senza indugio la stabilizzazione dei ballerini precari, prevista dalla legge Bondi in presenza di parità di bilancio e posti vacanti in organico, o contratti a tempo determinato per due anni (richiesta rifiutata anch'essa dai dirigenti del Teatro Massimo). La danza, si sa, è sempre stata sottovalutata, soprattuto in termini economici, e, per dirla con le parola del segretario aziendale della Fials, Paolo Cutolo, «il management non intende investire nel balletto, ritenuto secondario rispetto alla lirica che frutta di più in termini di finanziamenti pubblici». E con queste parole si ricade nel triste abisso della commercializzazione del prodotto-spettacolo, non più cultura che nutre la mente ma mero guadagno che nutre la pancia. Questa volta però a vincere speriamo sia la cultura e i ballerini del Massimo con lei, uniti da una stessa passione: «Vogliamo solo continuare a ballare». Buon Natale.