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Tre ragazzini violentano una loro compagna di classe. Lo fanno a turno, nella palestra della scuola, in un orario che sanno di non essere disturbati. Due volte: prima un giorno, poi di nuovo qualche giorno dopo. Con i cellulari filmano pure lo stupro, come fosse un divertimento. Una violenza terribile: questo è l’antefatto. “La palestra ore 18”, testo aspro e tagliente di Giorgio Scianna, autore di fortunati romanzi, alla prima prova (riuscita) da drammaturgo, parte da qui. In realtà l’antefatto lo scopriamo a metà spettacolo: il fatto è la preside della scuola che convoca i genitori dei tre ragazzi, completamente all’oscuro di tutto, per una comunicazione riservata. E li riunisce proprio nel luogo della violenza. La piéce infatti si apre sulla palestra vuota (riprodotta fedelmente: un quadro svedese, alcune panche, un campo da basket disegnato a terra, una rete di pallavolo che sarà anche uno schermo dove proiettare immagini), dove arrivano alla spicciolata i tre genitori: un commercialista nevrotico, un chirurgo dell’ospedale cittadino, una bella signora in cerca di emozioni. Borghesi, benestanti, tre perfetti simulacri. “La palestra ore 18”, in scena al Teatro India di Roma fino al 3 giugno (e il 5-6 giugno, sempre a Roma, al Teatro Biblioteca Quarticciolo), messo in scena dalla Compagnia Veronica Cruciani (che ne cura personalmente la regia), è uno spettacolo da non perdere. Il racconto mostra con spietatezza la nostra normale mostruosità, e lo fa fin dall’inizio, quando i tre si ritrovano (interpretati con veemente realismo da Filippo Dini, Fulvio Pepe e Teresa Saponangelo) di tardo pomeriggio nella palestra, a chiedersi l’un l’altro il perché di questo misterioso appuntamento. Si intrattengono sulle novità del circolo del tennis, sulle suonerie dei cellulari, sul corso di chitarra dei figli: discorsi frivoli, intervallati da lunghi silenzi, tesi, imbarazzati, ognuno chiuso nella propria vacuità, attendendo la rivelazione. Che deflagra con l’ingresso della preside (la bravissima Arianna Scommegna): una ragazza è stata violentata, e a farlo sono stati i vostri figli. Anche se hanno solo 14 anni, e stanno qui fuori a giocare a pallone come angeli innocenti. Da qui in poi è impossibile andare avanti, anche per non togliere allo spettatore le ulteriori scoperte e l’epilogo. Basti il racconto di un minuto dello spettacolo: alla notizia della violenza i tre reagiscono con sgomento e partecipazione (“povera ragazza, dobbiamo aiutarla”), mentre qualche attimo dopo, conosciuti gli autori dello stupro, la vittima diventa “una ragazza malata, impasticcata, che si fa mezza scuola”. Ed è in questo rovesciamento, segnato da un incontrollabile gorgo di tensione, che sta il fulcro del testo (e della regia che coraggiosamente tutto mostra): la normalità va riaffermata, i suoi segreti ricacciati indietro. Tutto si ribalta: è lo svelamento della verità ad aggredire i tre genitori, sono le parole e le intenzioni della preside (di denunciare i ragazzi) il vero atto di violenza, e loro non possono che difendersi. Al branco dei figli risponde il branco dei genitori. E l’ineffabile è lì a un passo, a portata di mano del proprio egoismo, della propria cecità.

Teatro India (Roma)
29 maggio - 3 giugno 2012
“La palestra ore 18:00”
di Giorgio Scianna
regia Veronica Cruciani
con Filippo Dini, Fulvio Pepe, Teresa Saponangelo, Arianna Scommegna
assistente alla regia Fiona Sansone
scene e costumi Barbara Bessi
disegno luci Gianni Staropoli
musiche Paolo Coletta
video Marco Santarelli
ginnasta del video Giada Regoli
produzione Fattore K. - Armunia/Festival Inequilibrio Castiglioncello
in coproduzione con Compagnia Veronica Cruciani
e in collaborazione con il Teatro di Roma