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Dopo l’attesa dello scorso anno,  quando lo spettacolo saltò,  arriva a Napoli, esattamente dal 18 al 23 dicembre, il FURIOSO ORLANDO. Per la prima volta sulla scena partenopea, presso il Teatro Nuovo, il lavoro di Marco Baliani ha come protagonisti Stefano Accorsi e Nina Savary. Platea gremita sia dagli abbonati che persero l’atteso spettacolo, sia dalle folle televisive e cinematografiche che ogni tanto mettono  piede a teatro per seguire un loro beniamino. L’idea di Baliani non è quella di portare in scena Ariosto, perché dell’opera c’è ben poco, se non i protagonisti, il filo narrativo, la pazzia, la gelosia. Del resto già il titolo ci fa capire che non ci troveremo davanti ad una messa in scena del poema. Pensavate fosse un nostro errore? No. Il titolo è invertito volontariamente. Leit motiv dell’intero spettacolo è la gelosia mescolata alla passione, che incombono nel legame tra Orlando e Angelica, tra Bradamante e Ruggiero, e che, secondo il Baliani, sono elementi preponderanti anche nelle nostre cronache contemporanee, soprattutto in quelle nere, nonostante Ariosto non  ne avesse mai dato naturalmente un’accezione sociologica. Un po’ azzardato forse collegare Orlando ad una nostra contemporaneità, non tanto come personaggio, piuttosto in riferimento alle  tematiche trattate. Dietro questi personaggi c’è un contesto storico- culturale ben diverso dal nostro, dove lo scontro religioso tra cristiani e mussulmani non potrebbe essere mai rapportato alle contemporanee guerre politico-religiose. Non pensate di  ritrovare assolutamente la leggiadria del poema, poiché la sensualità e la carnalità invece emergono continuamente in scena.  L’idea di ironizzare fortemente Ariosto non dispiace, anche perché sin dall’inizio si intuisce che quello sarà il meccanismo dell’intera vicenda, sostenuta anche da interruzioni nella narrazione e da ritorni e flashback che incuriosiscono il pubblico. Non si comprende, invece, la scelta di riempire i cambi temporali, le interruzioni e le inversioni narrative con citazioni dantesche, shakespeariane, omeriche, peraltro di opere famosissime che vengono subito recepite dal pubblico medio, che si sente così maggiormente partecipe, ma appaiono superflue e fuori luogo  agli intenditori. La struttura testuale sostanzialmente segue lo scheletro metrico del poema, inventando strofe e rime che, nonostante l’evidente semplicità linguistica e ritmica, sono comunque risultato di un accurato lavoro costruttivo sull’intero testo, peraltro di non facile creazione e recitazione.  Infatti sottolineiamo la difficoltà recitativa dei due protagonisti che per 85 minuti riescono a recitare in metrica senza tregua e senza nessun cedimento. L’Accorsi appare abbastanza rigido all’inizio dello spettacolo, per poi sciogliersi fisicamente e mimicamente successivamente. Ma del resto siamo spettatori di una prima, nonostante sia uno spettacolo che ha alle spalle lunghi mesi di repliche. La scelta di affiancare all’Orlando-Accorsi-Narratore una figura femminile è originale: la Savary non ha nulla della donna da “locus amoenus”, nonostante la sua esile figura e il volto delicato. È  invece ironica, sottile, rappresenta una spinta notevole all’interno dell’intero spettacolo poiché dà le pause giuste alla lunga recitazione dell’attore, lo sostiene e recupera l’attenzione dello spettatore durante le lunghe tirate dell’Accorsi. L’attrice dimostra doti canore, suona il piano, la chitarra e utilizza degli strumenti  onomatopeici che un tempo si usavano in radio o nei doppiaggi cinematografici. La difficoltà del pubblico, però, sta nell’ascoltare la recitazione metrica pronunciata dall’attrice francese che fa fatica, in alcuni punti, ad inserire gli accenti italiani nella giusta posizione. Interessante l’allestimento scenico basato su pedane lignee, materiale presente in tutta la scenografia monocroma. L’impressione non è quella di trovarci a corte ma nelle piazze dove i cantastorie e i pupi siciliani (quest’ultimo elemento presentato in scena) raccontavano alla gente comune le vicende dei paladini. In generale rimaniamo perplessi e dubbiosi su questo spettacolo, nonostante l’attenzione rivolta ad alcuni elementi dell’allestimento.  Una piccola citazione, permettetelo, va al saracino Ferraù, probabilmente mio immaginario antenato, anch’esso, brevemente riportato sulla scena.

FURIOSO ORLANDO
Teatro Nuovo Napoli
18-23 dicembre 2012
Nuovo Teatro e Teatro Stabile dell'Umbria
Stefano Accorsi
in
Furioso Orlando
ballata in ariostesche rime per un cavalier narrante
adattamento teatrale di Marco Baliani liberamente ispirato
all'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto
con Nina Savary
disegno luci Luca Barbati
costumi Alessandro Lai
scene Bruno Buonincontri
regia Marco Baliani