Recensioni
Drammaturgia contemporanea in scena
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Rivisitare un tema consueto, come quello del tradimento, è talora utile se arricchito da quei quasi impercettibili slittamenti di senso che una drammaturgia come questa, su un tema appunto all’apparenza consueto, contiene in sé grazie ad una ironia spesso tagliente che riesce a scomporre un puzzle esistenziale che si ritiene, cioè che ritiene sé stesso, ormai conchiuso.
In effetti con questa “svergognata”, la brava Antonella Questa ci mostra come nella nostra contemporaneità il tradimento non è abbandono ma è solo il
- Scritto da Daniele Stefanoni
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In passato erano saggi portatori di verità profonde sulle cose. Poi la nostra società li ha trasformati in uomini al tramonto, nel pieno del decadimento psico-fisico. I vecchi. Eppure nessuno pare voler mai chiedere loro come stiano davvero le cose, come si veda il mondo dalla cima dei decenni trascorsi ad affrontare la vita. James Hillman, compianto genio della psicanalisi junghiana, ha dedicato un testo memorabile a questo argomento, “La forza del carattere”, pubblicato poco più di quindici anni fa. A questa prospettiva si è ispirato Nicola Russo, autore e regista di “Vecchi per niente”, in scena al Teatro Franco Parenti di Milano (via Pier Lombardo 14) fino al 1 novembre. «Così come il carattere guida l’invecchiamento, l’invecchiamento disvela il carattere», scrive Hillman. Così, la giovinezza è il momento in cui l’uomo scopre la sua
- Scritto da Angela Villa
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“Persi le forze mie persi l’ingegno”. Con questa frase tratta dal “Lamento per la morte di Pasolini” (Giovanna Marini), si chiude lo spettacolo IL COMPROMESSO. Frase emblematica, metafora, della nostra storia. Il canto a Pasolini in chiusura è un omaggio a un poeta che ci ha lasciato considerazioni illuminanti sulla condizione attuale della società dei consumi. Lucidi sguardi sul presente e profetiche visioni del futuro. Persi le forze mie, persi l’ingegno. Una nazione che ha perso le forze, l’ingegno, una nazione in crisi. Una nazione in cerca di identità fra prove, tentativi, errori... e compromessi, a volte sofferti, a volte inutili, a volte necessari. Con acume e sensibilità Angela Demattè traccia, attraverso le vicende di due famiglie, un ritratto storico che parte dalla prima guerra mondiale fino ai giorni nostri. Carmelo Rifici dà memoria e
- Scritto da Paolo Randazzo
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Ci sono storie che sembrano fatte apposta per esser ricordate: sono affascinanti, sono dense di “storia”, di simboli, sono complesse e intessute di mille altre storie, qualsiasi artista vorrebbe poter sempre incontrane qualcuna, potersene innamorare. È quanto vien fatto di pensare di fronte a “Volver” lo spettacolo del regista e drammaturgo siciliano Giuseppe Provinzano (compagnia Babel Crew di Palermo) che s’è visto a Messina il 10 ottobre scorso, nell’ambito del Festival di culture mediterranee “Sabir”. Il testo nella sua prima e più asciutta stesura è risultato tra l’altro vincitore del prestigioso premio “Dante Cappelletti” per il 2014. In scena, oltre allo stesso Provinzano, Simona Argentieri (che dello spettacolo cura coreografie e movimenti) e Maurizio Maiorana (che, oltre a recitare, cura le musiche). Di cosa si tratta? Di una storia straordinaria che l’autore
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Si è inaugurata mercoledì 14 ottobre, alla sala Trionfo, la stagione del Teatro della Tosse di Genova, con il terzo e dunque ultimo capitolo della trilogia sul potere di Emanuele Conte.
Dopo “Antigone” di Anouilh e “Caligola” di Camus, Emanuele Conte affronta dunque un testo antico e pieno di corrispondenze estetiche, quella tragedia eschilea che va al fondo primigenio del senso e della legittimazione che ogni potere insegue attraverso il rapporto con Dio o la sua rappresentazione, e dunque, non se lo nasconde il drammaturgo, anche di una delle sue figure surrogate, il padre cioè, da cui la suggestione del titolo dalla doppia lettura (Prometeo e Dio ovvero Prometeo ed io).
La efficace riscrittura di Conte in effetti conserva integralmente la forza arcaica e strutturante del racconto mitico e del testo tragico, ma nel contempo la anima o rianima con appropriato movimento drammaturgico, riuscendo in un certo senso a ripristinare la narrazione in quello racchiusa, quasi incatenata
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Nel contesto del teatro contemporaneo europeo Thomas Bernhard è credo uno dei primi, magari solo il più consapevole, drammaturgo che agisce un ribaltamento del canone aristotelico del teatro, in base al quale il teatro stesso è “imitazione della realtà” e quindi, in sostanza una finzione della vita.
In un mondo, quale quello moderno e poi contemporaneo della civiltà borghese, in cui la vita è di per sé stessa “finzione” e bugia, impastata di maschere e stereotipi, il teatro può diventare al contrario con Thomas Bernhard funzione di verità e sincerità che smaschera la vita, non la imita, e per questo non può che essere di per sé “provocatorio”.
Il Teatro Stabile di Genova inizia la sua stagione proprio con questa drammaturgia dello scrittore austriaco, scritta nel 1976, nella traduzione