Recensioni
Drammaturgia contemporanea in scena
- Scritto da Laura Marano
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Ci sono storie che attraggono per il proprio fascino noir. Casi irrisolti, che nascono dalla cronaca ed entrano di prepotenza in un capitolo della vita comune, nutrendosi di teorie e di ipotesi – non importa quanto lontane dal reale – volte ad alimentarne l'aura di macabra seduzione. Il confine tra la ricerca di risposte e l'invenzione di verosimili è labile. Ma cosa si è disposti a fare per saziare l'agognante desiderio di sapere?
Sono queste le riflessioni da cui si sviluppa “Et in arcadia ego”, spettacolo di Alex Pascoli - tratto dal libro “Cui prodest” di Alessandro Batolomeoli – incentrato sugli efferati omicidi del Mostro di Firenze, in cui i delitti compiuti dal '68 all'85 si riconnettono allo stragismo nero e alla strategia della tensione di quegli stessi anni.
Sulla base delle tante coincidenze ritrovate, a svelare l'esistenza di un complotto, di un “potere che fotte la legge”, legando la
- Scritto da Maurizio Sesto Giordano
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Continua ad essere uno spettacolo simbolo del teatro siciliano nel mondo e nonostante gli anni, le migliaia di repliche, continua a strappare applausi e consensi, a divertire grandi e piccini per la sua storia, per le sue frizzanti e coinvolgenti musiche e canzoni. Ci riferiamo alla commedia musicale “Pipino il Breve” ovvero La nascita di Carlo Magno di Tony Cucchiara, proposta, a chiusura di stagione, al “Vitaliano Brancati” di Catania, dal Teatro della Città e che regala, per più di due ore, una messinscena corale, infarcita di musiche e canzoni di grande suggestione.
“Pipino il Breve” ovvero “La nascita di Carlo Magno”, debuttò nel 1978 al Teatro Stabile di Catania, ai tempi di Mario Giusti, con la regia di Giuseppe Di Martino. Fu subito un successo con sette anni consecutivi di tournée in Italia ed approdando poi a Broadway, in Sud America ed in Australia.
- Scritto da Emanuela Ferrauto
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Dimenticate il testo, o meglio immaginate che il testo possa subire un’evoluzione diventando pensiero, dialogo, conversazione inespressa o parola espressa inconsapevolmente. Stavolta non parliamo di testo ma di parole, quelle dodici citate nel titolo di questo allestimento-spettacolo, numero emblematico presente in molte religioni e filosofie, anno adolescenziale di passaggio e di iniziazione. E tante altre cose che ci verranno spiegate a conclusione di questo percorso artistico, e soprattutto personale, dalla stessa Rubidori Manshaft, ideatrice di 12 PAROLE 7 PENTIMENTI, una produzione OfficinaOrsi, tra l’Italia e Lugano. Due anni di viaggio, due anni di attenzione alle parole, alle persone incontrate, alle registrazioni realizzate, ai discorsi, alle vite. Inizialmente il pensiero che incombe è quello di assistere ad un’analisi della vita degradata che si frantuma attorno a noi. Poi ci rendiamo conto che il percorso che intraprenderemo è costituito da piccoli pezzi, tessere di un mosaico
- Scritto da Laura Marano
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Non sembra essere stato scritto nel 1971. “Il prigioniero della seconda strada” di Neil Simon ci parla, oggi come allora. La Compagnia Teatri Soratte lo sa, ritrova il filo di una connessione lunga ormai più di quarant'anni e, con la regia di Fabio Galadini, riporta in scena al Teatro dell'Angelo la pièce del drammaturgo americano, resa celebre dall'omonima pellicola del '75 diretta da Melvin Frank, con Jack Lemmon nei panni del “nervoso” e attualissimo protagonista.
Sullo sfondo, un'estate afosa di New York. Un ciclico periodo di crisi, la perdita del lavoro e l'impossibilità a trovare una nuova occupazione sono le cause che scatenano il crollo nervoso di Mel Edison (qui interpretato dallo stesso Galadini). Ex dirigente di un'azienda pubblicitaria, esponente di una classe media
- Scritto da Angela Villa
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Secondo spettacolo della trilogia di Francesca Garolla, da NN Figli di nessuno, alle madri, alle donne, alle figure mitiche (Ifigenia, Alcesti, Medea), che riempiono con i loro sguardi con le loro attese, il nostro universo femminile. Il testo sarà presentato al festival d’Avignon 2015 ed è in fase di traduzione e pubblicazione nella Repubblica Ceca. E’ una bella notizia per la drammaturgia femminile. Teatro ì, dà spazio alle voci femminili e lo fa attraverso lo stile musicale delle regie di Renzo Martinelli. «Donne sacrificate a qualcuno, per qualcosa, donne sacre e sacrificanti il loro bene più prezioso, donne senza potere che pure possono qualunque cosa. Donne il cui nome viene dimenticato. Che tu sia per me la figlia giusta, la compagna perfetta, la madre infallibile. Donne le cui lacrime sono potenti come eserciti» Una riflessione sul
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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È iniziata con questa mise en éspace alla Piccola Corte di Genova la consueta (sono ormai quasi vent’anni) “Rassegna di Drammaturgia Contemporanea” del locale Teatro Stabile, rassegna cui da quest’anno è opportunamente offerto più spazio, proseguendo ben oltre l’inizio dell’estate e con una decina di repliche per ognuno dei cinque spettacoli selezionati.
Con la sintassi aspra e violenta abituale nella drammaturgia anglosassone contemporanea, in un certo senso figlia recente delle avanguardie nordiche di fine ottocento, questo testo datato 1989 dell’inglese Jim Cartwright si articola e racchiude all’interno del rapporto di coppia di due gestori di pub, rapporto dolente e amaro segnato da un evento che, come nei migliori noir, si svela e giustifica nel finale, una serie di altre vicende/eventi che analizzano attraverso diverse narrazioni del rapporto a “due”, come sonde infilate nel corpo profondo della Società, la natura fondante ed esplicativa che questo ha nella sua passata e contemporanea strutturazione.
Un rapporto segnato da una violenza fondativa, quella dello squilibrio di genere che in esso si è come dire istituzionalizzato, e che