Recensioni
Drammaturgia contemporanea in scena
- Scritto da Alessandra Bernocco
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Il dato certo di questa messa in scena di Der Park è che c'è in campo una compagnia di ottimi attori. Motivo per cui vale la pena affrontare una maratona di quasi cinque ore. Che è poca cosa se consideriamo le dieci (o forse dodici) dei Demoni del 2009 a cui Peter Stein ci aveva preparato. Anche allora si trattava di uno spettacolo che aveva richiesto un impiego atipico di forze da parte del regista che si era trovato costretto a ripiegare sulla dependance della sua casa di San Pancrazio, in Umbria, per l'occasione allestita a palcoscenico. Questa volta si è trattato invece di rinunciare integralmente al suo compenso, per permettere a quella che doveva essere la compagnia residente del Teatro di Roma di fare almeno il primo di una serie annunciata di spettacoli.
Là l'interlocutore era lo stabile torinese intransigente di fronte a una produzione più onerosa del previsto, qui è il Teatro di Roma
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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La quarta edizione del Bando promosso dal Teatro della Tosse di Genova e destinato alle compagnie liguri emergenti, ha selezionato quest’anno tre studi drammaturgici che si sono alternati il 9 e 10 maggio nella Sala Campana e, l’ultimo, nella sala Agorà.
SOLO//SOLA
Spettacolo di teatro danza che analizza la solitudine come assenza di spazio, cioè di uno spazio che definisca e dia un senso al nostro posizionamento esistenziale, dunque che dia significato al nostro esserci in un mondo che appare sempre più svuotato di riferimenti e orizzonti. Il movimento coreutico è il segno di questa ricerca nel vuoto, paradossalmente claustrofobica, e cerca un incontro. Attorno ad esso un’altra ricerca si accenna, autonomamente, e
- Scritto da Emanuela Ferrauto
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L’idea folle di questo spettacolo, e del regista Davide Sacco, incuriosisce. Il trailer preannuncia la presenza degli spettatori sul palcoscenico. Una sfida mentale ed artistica che ci coinvolge in prima persona. Saliamo sul palco. Un boia mi indica in platea, dopo poco mi ritrovo seduta su una delle sedie che delineano i tre lati del palcoscenico. Orazio Cerino interpreta un condannato a morte, seguendo le parole di Victor Hugo, nel suo “Ultimo giorno di un condannato a morte”. Ci ritroviamo al Teatro Sancarluccio di Napoli, unica data 6 maggio, all’interno della rassegna “Le printemps des poetes et des artistes”, a cura di Giuseppe Mascolo, che si protrarrà fino alla fine del mese. Nessun nome, nessuna storia, tutto comincia in medias res, durante l’attesa della condanna. Le ambientazioni punk, così come il costume di scena di Cerino, sembrano catapultare gli spettatori, in platea e sul palcoscenico, all’interno di una scenografia cinematografica, dove tutti siamo giudici di un uomo,
- Scritto da Daniele Stefanoni
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«Chi ha paura di Virginia Woolf?» canticchiano Martha e George di tanto in tanto, facendo il verso alla canzoncina “Chi ha paura del lupo cattivo”. La chiave di lettura del celebre testo di Edward Albee è tutta lì, una cosa rimanda a un’altra, una parola apre mondi distanti, sotto la superficie si cela il significato, il non detto, il male che si insinua. Il cinema ha reso celebre la sceneggiatura con la memorabile pellicola del ’66 con interpreti Elizabeth Taylor e Richard Burton, mentre Broadway lo ha visto in cartellone a lungo con un successo forse inatteso. Fino al 24 maggio va in scena al TEATRO MENOTTI di Milano (via Ciro Menotti, 11) “Chi ha paura di Virginia Woolf”,
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Talora è difficile, se non quasi impossibile rendere il colore ed il calore, in poche parole recuperandone la coerenza con l’occhio culturale contemporaneo, di eventi anche profondamente radicati nell’immaginario e nelle nostre collettive e personalissime strutture identitarie, però ingessati da tempo in una “retorica” fintamente storiografica. Il teatro ne ha invece i mezzi, estetici e sintattici, e lo dimostra questa interessante drammaturgia di Marco Andreoli e Daniele Timpano, in scena per cantiere Campana al Teatro della Tosse di Genova nella sola serata del 7 maggio, e lo fa anche ironizzando sul cosiddetto “teatro di narrazione”, smascherandone toni divenuti man mano un po’ stantii.
Così in una scena vuota ed in penombra, come appaiono di primo acchito i recessi di una memoria forse infantile, i due protagonisti, lo stesso Daniele Timpano e Valerio Malorni, ripropongono, anzi suggeriscono, con la mimica vivace e gli altrettanto efficaci movimenti recitativi e scenici
- Scritto da Angela Villa
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All’Elfo Puccini arriva una babilonia di parole, immagini, espressioni, gesti, intorno alla figura di Gesù. Parole tratte dal linguaggio globale a cui tutti ormai siamo abituati. Espressioni figlie di una massificazione della parola che ridotta all’osso conta sempre meno. Tutto all’interno di una scatola pop, rock, punk, ben congeniata. Secondo gli obiettivi della compagnia ampiamente dichiarati. La compagnia pluripremiata (Premio Ubu 2011 novità italiana/ricerca drammaturgica- nomination Premio Ubu 2011 spettacolo dell’anno; Premio Hystrio alla Drammaturgia 2012 ;The Rerum Natura – progetto speciale da The end, 2012; Premio Enriquez Sirolo 2012 nella categoria Nuovi linguaggi di impegno sociale e civile, sezione Teatro di ricerca; Premio ANCT con Pinocchio, 2012) si confronta con la figura più narrata, ascoltata, pregata... dell’universo e lo fa con il suo particolare linguaggio asciutto, crudo, con il suo teatro nudo. Un teatro in cui non si raccontano storie ma immagini, sequenze, flash. Secondo uno