Recensioni
Drammaturgia contemporanea in scena
- Scritto da Daniele Stefanoni
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Fa una certa impressione. Sorgono a pochi passi di distanza. L’uno, il teatro alla Scala di Milano, consacrato tempio della classicità espressiva, danza musica e opera come nel mondo tutti ci invidiano. L’altro, il Teatro Filodrammatici, assiepato in quella vietta, con una stagione così attenta al teatro contemporaneo, quello sperimentale,
- Scritto da Angela Villa
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Con toni pacati, la voce quasi un sussurro, César Brie, racconta (in un monologo di cui è anche autore) il massacro avvenuto l’11 settembre del 2008, sulle rive del fiume Tahuamanu, a Porvenir, villaggio nel Pando, regione amazzonica boliviana. Tredici morti, decine di scomparsi e centinaia di feriti. I tentativi di redistribuzione delle terre da parte
- Scritto da Daniele Stefanoni
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Liberamente tratto dall’aspro Hanock Levin, il maggiore drammaturgo israeliano divenuto famoso per le pseudo-parodie dei personaggi biblici, Shitz – pane, amore e... Salame di Filippo Renda, drammaturgo e regista, riprende le vicende di una famiglia ebrea grottesca reinterpretandole in chiave umoristica e caustica.
- Scritto da Paolo Randazzo
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Ci sono spettacoli che in apparenza hanno tutto, ma proprio tutto (testo importante e ben congegnato, regia, attori, scenografie, scelta di musiche) per poter funzionare eppure non funzionano, o non funzionano fino in fondo. Parliamo dello spettacolo che s’è visto il 12 dicembre scorso agli “Studios” di Viagrande in provincia di Catania,
- Scritto da Emanuela Ferrauto
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A primo acchito il titolo di questo spettacolo suona come un dolce nome di donna. E dolce appare il sottofondo sonoro di questo lavoro, quello del mare. MARI dunque, parola che ai più ricorda una donna, è in realtà la trasposizione in dialetto siciliano della parola “Mare”. “U mari”, sulla cui riva ci portano Tino Caspanello e Cinzia Muscolino,
- Scritto da Emanuela Ferrauto
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I nostri passi sul palcoscenico. Rumore sordo che attraversa l’aria scenica, diversa da quella della platea, più rarefatta. Immobilità assoluta, cristallizzazione dell’immagine. Gli attori e gli oggetti di scena emergono dal profondo buio del palco, spogliato, come consuetudine ormai, di ogni orpello. Una sorta di imbuto oscuro da cui fuoriescono