Articoli e interviste
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Nel suo interessante percorso questo Festival quasi invernale, giunto in prossimità della conclusione, si è man mano rivelato, in molti sensi, e confermato un Festival di confine, espressione cioè di un gruppo in cui convivono con coerenza fino ad armonicamente sovrapporsi, due visioni del teatro e, soprattutto, dell'esercizio della funzione attoriale, spesso ritenute distanti se non contrapposte. L'una che pone l'attenzione al processo della sua genesi, l'altra che invece è attenta soprattutto all'esito scenico. La prima, che trae alimento dalle esperienze di Grotowski e, qui specificatamente, di Alessandro Fersen, impone una cura quasi ossessiva alla emersione nell'attore di un io trasfigurato e, in esso, di un esercizio quasi sapienziale, nel senso di capace di rivelazione, della recitazione. La seconda più attenta, invece, alla elaborazione di un conseguente transito scenico che ne preservi l'originalità e la autonoma capacità di significazione. Una tale, per così dire, bilateralità estetica ed
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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In via più generale, dal punto di vista estetico e critico, la giornata di venerdì 15 mi ha riportato alla mente un fenomeno molto contemporaneo che va consolidandosi, a volte oltre una esplicita consapevolezza, in molti artisti e drammaturghi anche italiani. Quello del portare in scena persone cui la vita ha imposto difficoltà fisiche anche accentuate, persone che non rispondono ai 'canoni' e che dunque non dovrebbero, nel pensare consueto, essere sulla scena. È un fenomeno che ha radici antiche e che, a mio parere, ha trovato una prima moderna sistemazione nella concezione dell'artuadiano teatro della crudeltà, intendendo in questo l'esporre con crudezza il vero, interno od esterno che sia, ma che oggi si colloca in un rapporto paradossale con una contemporaneità che ci sommerge di immagini virtuali nel culto di una presunta perfezione. Ci immerge in questo mare di immagini che però, alla fine, si rivela una palude di menzogne che si sovrappongono in continuazione alla nostra identità più profonda, trascinandosi in una sorta di indistinto esistenziale. Diventa dunque, questa azione scenica che ha in Pippo del Bono piuttosto che nella Sociètas Raffaello Sanzio ma
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Corpi e luoghi, capaci di definirsi gli uni con gli altri e di giustificarsi reciprocamente così da creare una sorta di geografia della mente, di spazio ove lo spirito può faticosamente aprirsi. In questo carico di suggestioni, man mano, questo festival sta diventando un luogo illuminato dentro una città sfuggente che fatica a definirsi. Ne è testimonianza, appunto, la giornata di giovedì 14 con due eventi, entrambi al teatro Akropolis, di cui diamo, di seguito, un breve resoconto critico.
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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È un festival questo che, alla sua decima edizione come detto, non si dimentica di mescolare forme innovative e forme più tradizionali di espressione artistica, coinvolgendo e contaminando modalità estetiche anche contrastanti, in un percorso che si perita di guardare alla parola con la stessa attenzione dedicata al corpo, alla drammaturgia e alla narrazione come al teatro performativo nelle sue forme antiche e nuove. La giornata di domenica 10 novembre, interamente al teatro Akropolis di Genova Sestri Ponente, ne è un esempio.
- Scritto da Angela Villa
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Un progetto interessante e coraggioso che dà ampio risalto alla drammaturgia contemporanea italiana. Sei drammaturghi, sei copioni, sei appuntamenti dedicati allo studio del copione dal vivo, insieme allo spettatore. “A leggere il copione saranno gli attori, guidati dall’autore. Lo spettatore, grazie al copione acquistato come biglietto di ingresso, potrà seguire gli attori e cogliere la bellezza della trasformazione della parola scritta in parola viva, avvicinandosi in modo diretto e partecipato alla lettura della drammaturgia teatrale” Il progetto ideato dall’Associazione Situazione Drammatica di Tindaro Granata, Carlo Guasconi e Ugo Fiore è organizzato e promosso in collaborazione con il Teatro de Gli Incamminati e Proxima Res. Situazione Drammatica ha una ammirevole vocazione: scoprire e promuovere autori e gli attori/autori, dedicandosi specialmente alla divulgazione dei testi Tutto per far conoscere da vicino il mestiere del drammaturgo che è differente da quello di uno
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Akropolis, lo abbiamo visto, è un gruppo ed un teatro che vede nel corpo organizzatore di senso, nel tempo e nello spazio esistenziale, nel corpo dunque produttore di linguaggio, un suo specifico, singolare ed essenziale, riferimento. Coerentemente ha pensato e deciso di organizzare una giornata del suo festival, quella di sabato 9 novembre, interamente alla danza Butō, negli spazi del genovese Palazzo Ducale in collaborazione con la fondazione e con il patrocinio del Consolato Generale del Giappone di Milano e dell'Istituto Giapponese di Cultura di Roma. La giornata, peraltro, era già stata anticipata il giorno precedente nell'evento “Butō, Il linguaggio del corpo nel teatro-danza giapponese tra tradizione e sperimentazione”, incontro-testimonianza con i protagonisti Tadashi Endo e Yumiko Yoshioka, presso CELSO-Istituto di Studi Orientali di Genova, introdotti da Emanuela Patella. Nel contesto di questa giornata, inoltre, e a sua integrazione, Katja Centonze, Raimondo