Articoli e interviste
- Scritto da Daniele Stefanoni
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Gli anni recenti hanno spinto molti teatri a scelte rassicuranti, per il pubblico e per i propri incassi. Poca sperimentazione, talvolta, oppure poche novità, convinti che il pubblico in fondo sia abitudinario e ami vedere e rivedere i medesimi autori blockbuster. All’Elfo Puccini di Milano (corso Buenos Aires 33) sono noti proprio per pensarla all’opposto. Questa sfida alle convenzioni e ai linguaggi assodati li ha resi un punto di riferimento nel panorama teatrale contemporaneo. In questo solco, per il secondo anno di fila va in scena “Nuove Storie”, la rassegna di nuova drammaturgia diretta da Francesco Frongia, dedicata nel 2019 a Potere Politica Passione. Un filo conduttore, dunque, tiene insieme spettacoli tanto diversi per linguaggi e stili. Il tema di fondo è il legame tra la politica e il teatro, tanto
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Non si tratta tanto dell'esito, dello spettacolo finale, di uno dei laboratori teatrali di cui è ricca la nostra contemporaneità, quanto piuttosto di uno sguardo su un progetto, della condivisione più che contingente, più che occasionale di un lavoro che dal chiuso della sua elaborazione vuole diventare comune appartenenza. Credo che questo modo diverso di proporsi faccia la differenza anche riguardo al progetto da cui ha origine, non solo laboratorio e seminario ma pratica agita volta ad addestrare “all'attenzione, all'ascolto, alla presenza”. Si tratta dunque di una esperienza, una esperienza progettata e guidata da Gabriele Vacis e Roberto Tarasco, una esperienza che parte dalle elaborazioni agite nel loro “Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona, fondato un paio di anni fa a Torino. Da lì nasce e si sviluppa il progetto “STARE” che a Genova ha trovato la collaborazione e l'ospitalità de “Il Falcone”, il teatro universitario diretto da Roberto Cuppone e ha interessato una ventina
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Un festival precoce questo, organizzato dai mai quieti animatori della spezzina FuoriLuogo insieme a Balletto Civile di Michela Lucenti che ne cura la direzione artistica e a Scena Madre, un festival che anticipa e così inaugura la stagione dei festival italiani puntando, in un certo senso, a ricucire una ferita, una scissione meglio, per riportare danza e performance all'interno del teatro tout court, un teatro che, nella tradizione moderna, li ha quasi innaturalmente separati. In questo coglie e sostanzia una tendenza che percorre l'intera ricerca italiana e che, a partire da Sant'Arcangelo e anche dalle sperimentazioni del torinese Festival a Corte, privilegia comuni e antiche radici e limita le differenze e gli schemi, cominciando così ad assediare con successo le alte mura della tradizione e degli “Stabili” o “Nazionali” che dir si voglia. Musica e canto, movimento e coreusi, parola e racconto sono infatti la genesi stessa, irreversibile e inesplicabile, del teatro, anzi la parola che sembrava
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Quando viene a mancare una persona come Giovanni Moretti, che tanto ha rappresentato per la cultura teatrale italiana ma che, insieme, è stato un punto di riferimento intimo e personale per chi scrive, continuamente presente nonostante lontananze e differenze, allora la mente oscilla tra quest'ultima intimità che si vorrebbe partecipe ed il ricordo di ciò che ha creato e ostinatamente costruito e difeso durante la sua intensa vita. Attore, drammaturgo e studioso che mai si è rifiutato al confronto, maestro che sempre sapeva mostrarsi prossimo, Giovanni Moretti, che si è congedato ieri con la sua consueta discrezione, è stato, anzi è importante per il teatro che amiamo, un teatro di cui ha saputo preservare e coltivare angolature, dal teatro di figura a quello aperto ai ragazzi fino al teatro di
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Si apprende, anche se alla notizia non sembra sia stata data la dovuta rilevanza sui media mainstream, che l'ex Sindaco di Brescello (ricordiamo primo comune emiliano sciolto per infiltrazioni mafiose) si è molto offeso, forse anche perché si è molto “riconosciuto”, per quanto raccontato nella spettacolo delle Albe “Saluti da Brescello”, tanto offeso da coinvolgere nella sua ardita denunzia per diffamazione Marco Martinelli, che il testo ha scritto, Marco Belpoliti, che lo ha pubblicato, Donato Ungaro, il vigile che lo ha ispirato con le sue vicende reali, ma anche Ermanna Montanari che è stata solo la splendida protagonista di un “Va pensiero” che al tutto si riferisce rileggendolo con grande sagacia e sincerità drammaturgica. A questo punto diventa necessario riepilogare e ricordare come in quello spettacolo le statue redivive di Peppone e Don Camillo si raccontano con un certo scandalo le strane vicende di un vigile urbano del loro famoso paese in riva al grande fiume,
- Scritto da Angela Villa
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Una nuova stagione teatrale a Milano, città già ricca di eventi e di iniziative: perché? Se lo chiede e ce lo chiede il direttore artistico Giacomo Poretti, la vita riserva sempre sorprese e avventure, arrivati alla soglia dei 60 anni si può decidere di dare una luce diversa al proprio cammino e così insieme a Luca Doninelli e Gabriele Allevi, nasce la decisione di prendere in gestione un teatro. Non sono soli perché li sostiene la storia e l’esperienza artistica del Teatro de Gli Incamminati. Con il suo modo personalissimo e gioioso di raccontare la vita Giacomo Poretti racconta come è nata questa idea, questo desiderio: «Pensiamo che di teatri non ce ne siano mai abbastanza, che le voci debbano moltiplicarsi; che in particolare le voci, le provocazioni, i richiami a questa città straordinaria non debbano mancare: come ad un fratello che corre a perdifiato verso l’alto, verso il sole, verso su su, non si sa dove, la sorellina minore debba ricordargli se si è portato con sé, per quel viaggio, tutti i documenti necessari, se si è portato il cuore, se si è portato l’anima, perché poi, da qualche parte, tra i crocevia dell’infinito si può essere fermati da una pattuglia che ci chiederà conto della velocità,