Articoli e interviste
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Massimiliano Civica non usa “giri di parole” ed il teatro che descrive, il suo teatro, più che una idea appare una vera e propria esperienza esistenziale, un modo di vivere che ne coinvolge ogni aspetto, molto più e anche molto meno di una “militanza”. Una semplicità che accompagna uno sguardo in fondo disincantato ma anche fiducioso e volitivo che sempre traspare dai suoi spettacoli anche, speriamo a breve, dal prossimo. Un teatro dell’umano e sull’umano.
MDP Massimiliano, se si può individuare un filo rosso che lega le tue esperienze registiche credo che questo possa essere o essere stato il rapporto con i classici. Un rapporto che è stato definito “minimalista” ma che secondo me appare “disinvolto” nel senso di non sottomesso o subordinato. Cosa ricerchi in questa relazione?
- Scritto da Angela Villa
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Walter Cerrotta, caprese, si è diplomato alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano e ha studiato canto lirico presso il Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli. Tra il 2003 e il 2008 collabora con il Teatro Elicantropo di Carlo Cerciello a Napoli. Il suo primo lavoro come regista è “Save the World”, scritto con Lisa Capaccioli; lo spettacolo ha debuttato al Napoli Teatro Festival nel giugno 2013. E’ attualmente insegnante per l’Associazione Culturale (S)Blocco5 a Bologna, fondata insieme a Yvonne Capece. Sarà prossimamente in scena qui a Milano al Teatro Sala Fontana con lo spettacolo: “La Monaca di Monza” di Giovanni Testori.
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Non è un caso se l’arte ed il teatro in particolare è capace di anticipare i tempi ed insieme assecondare nuove sensibilità sociali quando queste vanno maturando. Così non è un caso che la stagione teatrale italiana riproponga e rivisiti oggi testi della drammaturgia anglosassone come “Pride” del 2008 e questo del 2009, già recensito sulla nostra rivista al suo esordio milanese del 2014. Commedia (umana) dalle plurime stratificazioni in cui si fondono, e con-fondono, linguaggi drammaturgici, piani esistenziali e sensibilità estetiche diverse e talora contraddittorie così che, a mio avviso, più che di teatro “nel” teatro, si può qui parlare di teatro “del” teatro. Prove di una nuova rappresentazione; un gruppo di attori in assenza del regista e con la (non troppo gradita) presenza del drammaturgo cominciano ad abbozzare, con l’assistente di scena e i tecnici, la rappresentazione di un nuovo testo. Biografia dai tanti risvolti di un poeta e di un musicista un tempo sodali e compagni in cui intersecare visioni del mondo e della società che cambia, aspettative
- Scritto da Emanuela Ferrauto
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Il teatro “scrive” sulla scena attraverso le parole. Come amanti della drammaturgia e del testo teatrale, elementi che analizziamo e studiamo assiduamente, dovremmo anche aggiungere che la scena è “disegnata” da parole che diventano immagine, da corpi che illuminano i nostri occhi e che raccontano. Allora, quando il testo non c’è, seppur apparentemente, l’elemento che accomuna drammaturgia e scena è sicuramente l’emozione, o meglio la comunicazione emotiva. Questo elemento, imprescindibile all’interno del discorso teatrale e della performance, caratterizza anche la danza. Grande protagonista della stagione del Piccolo Bellini di Napoli, teatro che offre al pubblico alcune scelte specifiche e accurate, la danza attira ed apre lo sguardo verso nuovi orizzonti. Il concetto di teatro-danza, che aleggia ormai sulla bocca di tutti, caratterizza anche il pensiero
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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È stata una breve ma anche assai piacevole lezione-spettacolo quella che Massimiliano Civica ha tenuto alla sala Dialma Ruggero di La Spezia, per il bel cartellone di Fuori Luogo, sabato 23 gennaio al termine e al culmine del laboratorio per addetti ai lavori che ha segnato la settima precedente. Una lezione drammaturgica incentrata intorno ad una figura chiave del teatro italiano del novecento, Eduardo, che dalla parole di Massimiliano Civica emerge giustamente e soprattutto come transito e snodo tra il teatro cosiddetto all’italiana, quello del grande attore capocomico, che volgeva al suo splendido tramonto quando De Filippo cominciava a calcare le scene, e quello contemporaneo del drammaturgo-attore-regista in scena che ne sarà, e forse ne è tuttora, la più produttiva evoluzione. Quello che ne fa Massimiliano Civica in scena è soprattutto un racconto di vita
- Scritto da Alessandra Bernocco
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C'è un momento in Mister Green di Jeff Baron, spettacolo in tournée fino a gennaio 2016, uno dei tanti in cui si condensa tutta l'attenzione di Massimo De Francovich per le risonanze che la parola e la battuta possono avere. "Aveva otto anni" - dice l'attore nel ruolo di un vedovo ebreo, scorbutico e fondamentalista, nel ricordare la moglie amata - e dopo il tempo di un breve respiro aggiunge: "meno di me". Ma in quella scheggia di tempo noi abbiamo visto l'infanzia di una bambina di otto anni, catapultati in una dimensione sospesa che non solo non contraddice il contesto ma lo investe e lo amplifica. De Francovich, che in questo spettacolo è in scena con Maximilian Nisi per