Articoli e interviste
- Scritto da Paolo Randazzo
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Mettere in scena oggi una commedia di Aristofane è un’operazione di grande difficoltà, un rebus che si distribuisce in almeno due versanti di senso: da un lato c’è il fortissimo ingaggio di questo autore con la politica ateniese sua contemporanea, un concreto schierarsi e un interloquire polemico che rende difficile ogni ripresa, difficile perché questo atteggiamento militante non si può né usarlo in quanto tale, né evitarlo del tutto; dall’altro lato c’è la sostanza culturale profonda delle opere di questo autore che si presentano come una specie di enciclopedia completa e ancora viva di tutto ciò che in teatro può esser detto “comico”. È una difficoltà di senso anzitutto, con la quale quest’anno, dal 29 giugno all’8 luglio, si è confrontato il regista Giampiero Solari, nel contesto della
- Scritto da Angela Villa
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Una voce nel buio...Immaginate un luogo buio. Fatto? Adesso immaginatelo ancora più buio, sempre più buio: “buissimo” direbbe un bambino. Non si vede nulla, neanche un minuscolo raggio di luce. Si sente solo la voce di Alessandro Girami, in scena senza riflettori. Interagisce con il pubblico invitandolo a riflettere sul buio e sul significato della parola grazie. All’Istituto dei Ciechi di Milano, nell’ambito del progetto Dialogo nel Buio «Non si tratta di una simulazione della cecità, ma l’invito a sperimentare come la percezione della realtà e la comunicazione possano essere molto più profonde e intense in assenza della luce». (Per ulteriori informazioni si può visitare il sito: www.dialogonelbuio.org) Il programma prevede anche uno spazio teatrale senza confini, TEATRO AL BUIO.
- Scritto da Emanuela Ferrauto
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L’invito è arrivato inaspettato, sebbene le notizie di un interessante progetto drammaturgico e teatrale cominciavano a diffondersi da tempo: ci spostiamo a Reggio Calabria. Regione proficua dal punto di vista drammaturgico, la Calabria rientra tra i luoghi del Sud Italia costantemente osservati negli ultimi anni e apprezzati per la produzione di lavori teatrali, in italiano e in dialetto, che costituiscono alcune delle importanti tessere del grande e eterogeneo mosaico che caratterizza la nuova drammaturgia del meridione. Le porte del piccolissimo teatro della Girandola si aprono a giornalisti, critici teatrali e collaboratori, affinché sia utile l’apporto tecnico e critico di occhi esterni che possano analizzare, per la prima volta, un prodotto drammaturgico e scenico in procinto di partire per gli Stati Uniti d’America. Parliamo de IL FETIDO STAGNO, una scrittura di Santo Nicito, che ne è anche il regista, progetto che vede in scena l’attore e autore Lorenzo Praticò, insieme al
- Scritto da Paolo Randazzo
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La messinscena contemporanea di un testo tratto dall’antica drammaturgia attica non può essere solo un’operazione artistica, ma implica sempre una riflessione più ampia di natura antropologica e filosofica. Una riflessione che ha come oggetto “un’alterità”, lontana eppure storicamente e culturalmente determinata (quella classica), che diventa segno e simbolo di quell’alterità assoluta che, oggi più che mai, è il cuore di ogni più avvertito pensiero dell’uomo su sé stesso. Una riflessione che assume, quasi per necessità, la forma del dialogo tra un testo antico (spesso bellissimo ma che può essere compreso appieno solo a partire dalla conoscenza di un contesto che in gran parte ci sfugge) e una poetica contemporanea che non può che attrarlo a sé tradendolo, distorcendolo, maltrattandolo. E quanto più importante, profondo autentico è questo dialogo, tanto più profondo, fecondo e necessario diventa lo spettacolo che da esso scaturisce. Può sembrare pretenzioso o strano premettere tali considerazioni ad una semplice recensione giornalistica, eppure si tratta di considerazioni necessarie se davvero si vuol capire il senso di spettacoli, grandi e importanti, come
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Al centro culturale Il Funaro di Pistoia si è ritornati, e meritevolmente, a parlare di critica teatrale in un interessante seminario di una sola giornata, il 5 maggio per la precisione, seminario che, a partire dal saggio Dioniso e la nuvola dato recentemente alle stampe da Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino, centrava la sua analisi in particolare sul rapporto con i nuovi mezzi di comunicazione. Una occasione interessante dunque per discutere del ruolo della critica teatrale, funzione forse in pericolo di dissoluzione vista la sua clamorosa assenza dai meccanismi della nuova legge sullo spettacolo dal vivo, come ha notato in un suo lucido articolo Simona Frigerio apparso su Persinsala. L'assunto era, ed è, che la critica teatrale rischia di annegare e di dissolversi nel mare, anzi nell'oceano delle informazioni che circolano in rete, molte già robotizzate e schematizzate a fini di risparmio economico. Una situazione forse un po' enfatizzata, come forse è oggi enfatizzata l'influenza complessiva del
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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Con il progetto Play iniziato nel dicembre scorso promosso e sostenuto dalla Fondazione Carispezia FuoriLuogo, intendendo riassunte in questo logo le realtà artistiche e organizzative che vi si possono identificare a partire dall'associazione Gli Scarti, ha inteso offrire alla città un patto attraverso il quale rendere disponibili quelle energie creative che quel teatro, piccolo e periferico certo ma ricchissimo di idee, aveva promosso e con il tempo accumulato dentro il cuore ancora distratto della comunità. A questo progetto si è affiancato il Teatro delle Albe e il suo regista e drammaturgo Marco Martinelli, un teatro e un drammaturgo che hanno fatto del rapporto con la “polis” una, non l'unica certo ma al pari con tante altre, delle proprie ragioni d'essere, e che dunque come noto ha elaborato tale complesso rapporto in una creazione assai singolare, quella non-scuola di cui man mano molti in Italia ed in Europa ed anche nel resto del mondo hanno cominciato a parlare e che moltissimi