I libri del mese
Per la segnalazione in questa rubrica inviare esclusivamente libri di teatro o drammaturgia a
Associazione Dramma.it - Via dei Monti di Pietralata 193/c 00157 Roma
Io Donna Immigrata di Valentina Acava Mmaka
- Scritto da Maximilian La Monica
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Io... Donna… Immigrata
Volere Dire Scrivere
di Valentina Acava Mmaka
Editrice Missionaria Italiana 2004
pagg: 64
Prezzo: euro 5,00
ISBN: 88-307-1314-7
Tre monologhi, tre donne, tre destini, tre immigrate: Drasla (volere), Alina (dire), Farida (scrivere). “Volevo rappresentare il disagio, l’amarezza, il senso di sradicamento proprio della donna che lascia il suo paese, la sua lingua, la sua cultura e spesso anche la sua famiglia”, dice l’autrice. La lettura di questi tre testi rende spontanea una domanda: perché una persona che si allontana dal proprio paese di origine deve “subire” l’attributo di “straniero”? L’ “essere straniero” non facilita i rapporti, spesso rende estranei e alieni a se stessi e agli altri. L’unica ancora di salvezza per sfuggire a ciò è l’autodeterminazione: “la conoscenza di sé e la passione di vita riversate nella fedeltà al proprio destino” (come dice Jarmila Ockayovà nella prefazione). Le voci dei tre personaggi femminili, attraverso l’iterazione (ovvero la ripetizione di frasi che sottendono al bisogno di autoaffermazione delle protagoniste), rafforzano l’affermazione di compresenza di alterità sociali e culturali. Attraverso la conoscenza di sé e la costruzione di una nuova vita, però, le tre donne tracciano l’elemento unificante delle tre storie: l’attesa del ritorno. La migrazione è vissuta come un processo della natura umana, un percorso che non “allontana” dalla terra madre e insegna a mantenere saldo il legame con le proprie origini. Il volume rappresenta a pieno titolo la visione che l’autrice ha del Teatro, “come possibilità di confrontarsi, di dialogare, di conoscersi, di compiere la propria catarsi, come mezzo di identificazione e di autoconoscenza”. Valentina Acava Mmaka, nata a Roma, ha sempre vissuto in Africa. È giornalista, scrittrice, poeta e autrice di teatro. Ha pubblicato libri per ragazzi e una raccolta di poesie. Promuove iniziative e progetti interculturali rivolti alle scuole; coordina laboratori di scrittura creativa e laboratori teatrali per immigrati. Il testo Io… Donna… Immigrata è stato rappresentato in Sudafrica e in Kenya e ha vinto il premio drammaturgia ScenaMadre Festa d'Africa Festival 2004. Premio della Giuria. Il suo sito è www.valentinammaka.net.
Maximilian La Monica
Notte segreta di Francesco Randazzo
- Scritto da Silvia Moretti
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Notte segreta
di Francesco Randazzo
Bulzoni Editore
Collana: Siad - Teatro italiano contemporaneo inediti
Formato: 15*10,5
Pagine: 83
Prezzo: 8,00 euro
ISBN: 88-8319-901-4
Assunta e Conforto, che già nei nomi propri (il conforto della propria condizione umana e l’elevazione al cielo cui si preparano) contengono il senso ultimo del loro destino, sono le giovani protagoniste di Notte segreta, di Francesco Randazzo (Bulzoni Editore, 2003), un racconto teatrale in versi ambientato nella Sicilia occupata dagli spagnoli. Le due suore sono chiuse nella cripta della Chiesa al Castello Aragonese di Ischia per custodire i corpi, pronti all’imbalsamazione, di due “sante”, due vecchie suore morte, e senza occhi. La vita come riflesso e nello stesso tempo rifiuto, negazione della morte sembra essere dunque il messaggio che Randazzo affida al suo racconto e a questi personaggi, i primi proiezioni degli altri. Le “sante” sono il monito, il ‘memento mori’ per le giovani penitenti che devono espiare i loro peccati di adolescenti e addestrarsi alla vita spirituale attraverso questa prova. Ma Assunta e Conforto sono troppo vive per confrontarsi seriamente e drammaticamente con la morte, vive di quella stessa vita espressa nel loro linguaggio che contamina il latino delle preghiere, l’italiano, il dialetto siculo e lo spagnolo, con comici effetti di straniamento e di confusione. Si tratta di un linguaggio colloquiale e semplice, ma vivace e ricco nello stesso tempo, che rappresenta l’immaginazione fiabesca e inconsapevolmente erotica delle due ragazze le quali non per loro volontà si trovano nella claustrofobica condizione di ‘custodi della Morte’. È la loro fantasia che rende dinamico l’intreccio e lo muove, attraverso una dimensione ora reale ora onirica, verso la conclusione, verso la fine del «gioco – che non ripaga il pianto – che non consola – mai – per sempre».
La stanza - La festa dei Tuareg di Maria Caterina Prezioso
- Scritto da Silvia Moretti
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La stanza - La festa dei Tuareg
di Maria Caterina Prezioso
Titivillus Edizioni
Formato: 13*16,5
Pagine: 37
Prezzo: 5,00 euro
ISBN: 88-7218-102-X
Maria Caterina Prezioso ha pubblicato poesie e racconti brevi su diverse riviste di letteratura (Storie, In-Edito, TutteStorie, EllinSelae); ha curato la rubrica di cultura teatrale Leggere il teatro sul mensile Exlibris. La stanza - La festa dei Tuareg, atto unico diviso in otto scene pubblicato lo scorso anno presso Titivillus Edizioni, è un testo che, guardando evidentemente alla tradizione del teatro dell’assurdo, rappresenta una condizione, quella dell’uomo di fronte all’ignoto, sospesa nel tempo e nello spazio attraverso la delineazione di personaggi forse un po’ stilizzati, ma efficaci nella narrazione, finalizzati ad evidenziare certi aspetti della mente umana. Tra gli altri, l’aspetto duro e repressivo-autoritario è il Signor Tenente, ostile alla sola presenza dei Tuareg per pericolosa paura e intolleranza, mentre i coniugi Trento e Trieste sono la leggerezza e l’ingenuità degli anziani, o dei bambini, ma anche la diffidenza istintiva verso quella stanza n.100 abitata dalla tribù. I Tuareg sono ciò che di noi non accettiamo, o che della realtà rimuoviamo, il segreto, il non-detto, l’aldilà. Maria Caterina prezioso immagina uno spazio idealmente e realmente diviso in tre parti, lo spazio della platea, lo spazio della camera, nel quale si svolge l’azione, e quello, nascosto, della stanza n.100, la cui presenza si indovina da una porta chiusa. Tre luoghi, tuttavia, immobili nel corso del tempo, tempo scandito dal ripetersi beckettiano delle battute di Trento e Trieste sui figli ingrati e lontani e sulla giornata gelida e nevosa, eternamente e inesorabilmente fredda, ma «proprio una buona, bella giornata», contro l’aridità e il sole del deserto dei Tuareg che immaginiamo estendersi dietro la porta n.100. Un tempo scandito ancor più significativamente dal personaggio della Voce (dell’autore) che racconta sempre la stessa storia collocandola in epoche diverse. La metateatralità che segna l’intero testo si svela palesemente alla fine, quando, entrati tutti i personaggi ad uno ad uno nella stanza dei Tuareg, non rimangono sul palco che la Voce e la Statua di sale, a chiudere la vicenda «senza uscire di scena», scendendo tra il pubblico.
Rarità teatrali di Nino Martoglio a cura di Turi Giordano
- Scritto da Maurizio Sesto Giordano
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Rarità teatrali di Nino Martoglio
a cura di Turi Giordano
Edizioni Gruppo d'arte Sicilia Teatro
“Rarità Teatrali di Nino Martoglio” è il titolo del volume, edito dal Gruppo D’arte Sicilia Teatro e curato dall’attore e regista catanese Turi Giordano, da sempre appassionato ricercatore ed indagatore di storia del teatro. Giordano nella pubblicazione, presentata al teatro Don Bosco, prima della messinscena della commedia “A Quatela”, adattamento teatrale dello stesso Giordano, ha raccolto alcuni rari testi dell’autore belpassese Nino Martoglio, quali “Punto a croce e nodo piano” e “Passo Luparo”, che hanno visto la stampa in riviste poco diffuse in Sicilia nel 1911-1912 e “I Civitoti in Pretura”, nella prima stesura del 1894. Nell’elegante volume, dedicato al giornalista e critico teatrale Giuliano Consoli, arricchito da foto d’epoca raffiguranti lo stesso Martoglio o attori come Giovanni Grasso, Angelo Musco, Giuseppe Rizzotto, troviamo anche il frammento iniziale di “Guerra di Santi”, commedia in tre atti, mai completata dall’autore e che doveva essere l’ideale seguito della nota opera “San Giovanni decollato” ed un aneddoto che lo stesso Martoglio pubblicò nel suo giornale “Il D’Artagnan”, il 14 luglio 1895, intitolato “Zio Pepè” per commemorare la morte dell’attore Giuseppe Rizzotto, autore della commedia “I mafiusi” e dove si racconta come per la prima volta fu messa in scena “I Civitoti in Pretura” con lo stesso Martoglio protagonista. Il libro include anche il copione della commedia in tre atti “A Quatela”, adattamento teatrale di Turi Giordano, pubblicata a puntate, da settembre a novembre del 1895, sul giornale martogliano “Il D’Artagnan”, a firma Cicca Stonchiti, un colorito insieme di dialoghi popolari che vedono protagonista il popolo della Civita catanese con un astruso linguaggio inventato per l’occasione e che vedono sfilare per la prima volta personaggi quali Cicca Stonchiti, Messer Rapa, Don Procopiu, Lona ‘a Buffa che vedremo poi nelle più celebri commedie martogliane. “Con questa pubblicazione - ribadisce Turi Giordano, che ha in preparazione “Le feste e gli spettacoli nella Catania dell’Ottocento” e “Le farse di Agatino Sozzi” - tolgo dall’oblio tre atti unici che non aggiungono nulla alla grandezza di Martoglio, ma che sicuramente faranno piacere ai ricercatori, ai cultori, del teatro siciliano. Si tratta di una edizione informativa per far conoscere meglio il Belpassese”.
Maurizio Giordano