I libri del mese
Per la segnalazione in questa rubrica inviare esclusivamente libri di teatro o drammaturgia a
Associazione Dramma.it - Via dei Monti di Pietralata 193/c 00157 Roma
Teatro Comunale di Monfalcone 1983 - 2003
- Scritto da Marcello Isidori
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Teatro Comunale di Monfalcone 1983 - 2003
Comune di Monfalcone – Assessorato alla Cultura
pagg: 304
Prezzo: euro 25,00
Il 17 maggio 2003 il Teatro Comunale di Monfalcone ha festeggiato i suoi primi venti anni di attività. Lo stesso giorno del maggio 1983, infatti, in occasione del festival "Richard Wagner 1813/1883", il Teatro veniva inaugurato dai giovanissimi cantori del Tölzer Knabenchor, il più celebre coro di voci bianche del mondo. Risultato di un’attenta ed accurata opera di restauro del vecchio Cinema Teatro Azzurro (costruito fra la fine del 1929 e l’inizio del 1930, sull'allora Corso Vittorio Emanuele III, oggi Corso del Popolo), il Teatro viene acquistato nel 1976 dall’Amministrazione Comunale di Monfalcone, individuata dai proprietari quale unica acquirente anche in virtù dell'importanza che tale struttura avrebbe potuto rivestire in futuro per l’intera comunità. I lavori di ristrutturazione iniziano nel 1980 e nel 1983, a lavori ultimati, avviene la consegna ufficiale del Teatro Comunale. Dal 1984 fino ad oggi il Teatro Comunale di Monfalcone ha offerto al pubblico un cartellone dei concerti, curato dal M° Carlo de Incontrera, docente universitario, musicista e musicologo, ed un cartellone della prosa, curato dai Servizi Culturali del Comune di Monfalcone. Le stagioni musicali del Comunale di Monfalcone conquistano fin da subito l’attenzione della critica specializzata ed il favore del pubblico per la qualità e l’originalità dei programmi, all’interno dei quali trovano spazio stili, generi e culture musicali anche molto lontani fra loro. A dare corpo a queste stagioni, salgono sul palcoscenico del Comunale alcune fra le personalità più prestigiose del concertismo internazionale: Vladimir Ashkenazy, Gidon Kremer, François-Joel Thiollier, Leonidas Kavakos, Misha Maisky, Louis Lortie, per ricordarne soltanto alcuni. Dal 1984 al 1998, a chiusura delle stagioni musicali, hanno luogo i festival internazionali di primavera, grandi manifestazioni a tema i cui calendari prevedono non soltanto concerti ma anche appuntamenti con la danza, il teatro, il cinema, le arti figurative mentre a partire dalla stagione 1999/2000 viene prolungata la programmazione del consueto cartellone inserendo al suo interno '900&oltre, rassegna dedicata alla musica contemporanea, repertorio non sufficientemente esplorato dalla maggior parte dei teatri italiani. ‘900&oltre costituisce, quindi, un doveroso contributo ad aggiornare la tradizionale programmazione concertistica e con essa le conoscenze ed i gusti del pubblico. Anche la stagione di prosa del Teatro Comunale festeggia i suoi primi vent’anni, anni in cui, sebbene inserita all’interno di un circuito, quello dell'Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, si è distinta per alcune scelte particolarmente originali. Oltre ad ospitare un'accurata selezione delle produzioni di maggior successo di ogni singola stagione, il cartellone di prosa del Teatro riserva particolare attenzione alla drammaturgia contemporanea, agli autori meno conosciuti, agli spettacoli che non sempre sono agevolati dai circuiti più commerciali. Si susseguono quindi, stagione dopo stagione, diversi percorsi interni al cartellone: Ridere e sorridere, rassegna dedicata al teatro comico, Pro memoria, uno sguardo sulla drammaturgia contemporanea italiana ed in particolare sul teatro di impegno civile e, da qualche anno, contrAZIONI. Nuovi percorsi scenici, un percorso dedicato al teatro di ricerca e alle nuove forme espressive che arricchiscono la scena teatrale italiana. Senza mai perdere di vista le esigenze ed il gusto del pubblico, il Comunale di Monfalcone sceglie quindi di dare voce e spazio ai cambiamenti che animano il teatro italiano, di raccontare, anche attraverso le sue programmazioni, il mutamento e l’evoluzione che caratterizzano la scrittura e la regia teatrali nel nostro paese. Per raccontare questi intensi venti anni di attività, il Teatro Comunale di Monfalcone ha realizzato un volume che raccoglie tutti i programmi: i programmi musicali, quelli dei festival internazionali di primavera ed i programmi di prosa. Corredati da un ricco apparato iconografico, i programmi ben testimoniano la varietà delle proposte ed il prestigio dei protagonisti che le hanno animate. Ad impreziosire il volume due saggi, rispettivamente dedicati alle stagioni musicali ed a quelle di prosa, dei critici Gianni Gori e Roberto Canziani ed una ricca selezione di ritratti di alcuni fra i tanti prestigiosi interpreti musicali che hanno calcato il palcoscenico del Teatro, realizzata dal fotografo Arnaldo Grundner.
Io Donna Immigrata di Valentina Acava Mmaka
- Scritto da Maximilian La Monica
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Io... Donna… Immigrata
Volere Dire Scrivere
di Valentina Acava Mmaka
Editrice Missionaria Italiana 2004
pagg: 64
Prezzo: euro 5,00
ISBN: 88-307-1314-7
Tre monologhi, tre donne, tre destini, tre immigrate: Drasla (volere), Alina (dire), Farida (scrivere). “Volevo rappresentare il disagio, l’amarezza, il senso di sradicamento proprio della donna che lascia il suo paese, la sua lingua, la sua cultura e spesso anche la sua famiglia”, dice l’autrice. La lettura di questi tre testi rende spontanea una domanda: perché una persona che si allontana dal proprio paese di origine deve “subire” l’attributo di “straniero”? L’ “essere straniero” non facilita i rapporti, spesso rende estranei e alieni a se stessi e agli altri. L’unica ancora di salvezza per sfuggire a ciò è l’autodeterminazione: “la conoscenza di sé e la passione di vita riversate nella fedeltà al proprio destino” (come dice Jarmila Ockayovà nella prefazione). Le voci dei tre personaggi femminili, attraverso l’iterazione (ovvero la ripetizione di frasi che sottendono al bisogno di autoaffermazione delle protagoniste), rafforzano l’affermazione di compresenza di alterità sociali e culturali. Attraverso la conoscenza di sé e la costruzione di una nuova vita, però, le tre donne tracciano l’elemento unificante delle tre storie: l’attesa del ritorno. La migrazione è vissuta come un processo della natura umana, un percorso che non “allontana” dalla terra madre e insegna a mantenere saldo il legame con le proprie origini. Il volume rappresenta a pieno titolo la visione che l’autrice ha del Teatro, “come possibilità di confrontarsi, di dialogare, di conoscersi, di compiere la propria catarsi, come mezzo di identificazione e di autoconoscenza”. Valentina Acava Mmaka, nata a Roma, ha sempre vissuto in Africa. È giornalista, scrittrice, poeta e autrice di teatro. Ha pubblicato libri per ragazzi e una raccolta di poesie. Promuove iniziative e progetti interculturali rivolti alle scuole; coordina laboratori di scrittura creativa e laboratori teatrali per immigrati. Il testo Io… Donna… Immigrata è stato rappresentato in Sudafrica e in Kenya e ha vinto il premio drammaturgia ScenaMadre Festa d'Africa Festival 2004. Premio della Giuria. Il suo sito è www.valentinammaka.net.
Maximilian La Monica
Notte segreta di Francesco Randazzo
- Scritto da Silvia Moretti
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Notte segreta
di Francesco Randazzo
Bulzoni Editore
Collana: Siad - Teatro italiano contemporaneo inediti
Formato: 15*10,5
Pagine: 83
Prezzo: 8,00 euro
ISBN: 88-8319-901-4
Assunta e Conforto, che già nei nomi propri (il conforto della propria condizione umana e l’elevazione al cielo cui si preparano) contengono il senso ultimo del loro destino, sono le giovani protagoniste di Notte segreta, di Francesco Randazzo (Bulzoni Editore, 2003), un racconto teatrale in versi ambientato nella Sicilia occupata dagli spagnoli. Le due suore sono chiuse nella cripta della Chiesa al Castello Aragonese di Ischia per custodire i corpi, pronti all’imbalsamazione, di due “sante”, due vecchie suore morte, e senza occhi. La vita come riflesso e nello stesso tempo rifiuto, negazione della morte sembra essere dunque il messaggio che Randazzo affida al suo racconto e a questi personaggi, i primi proiezioni degli altri. Le “sante” sono il monito, il ‘memento mori’ per le giovani penitenti che devono espiare i loro peccati di adolescenti e addestrarsi alla vita spirituale attraverso questa prova. Ma Assunta e Conforto sono troppo vive per confrontarsi seriamente e drammaticamente con la morte, vive di quella stessa vita espressa nel loro linguaggio che contamina il latino delle preghiere, l’italiano, il dialetto siculo e lo spagnolo, con comici effetti di straniamento e di confusione. Si tratta di un linguaggio colloquiale e semplice, ma vivace e ricco nello stesso tempo, che rappresenta l’immaginazione fiabesca e inconsapevolmente erotica delle due ragazze le quali non per loro volontà si trovano nella claustrofobica condizione di ‘custodi della Morte’. È la loro fantasia che rende dinamico l’intreccio e lo muove, attraverso una dimensione ora reale ora onirica, verso la conclusione, verso la fine del «gioco – che non ripaga il pianto – che non consola – mai – per sempre».
La stanza - La festa dei Tuareg di Maria Caterina Prezioso
- Scritto da Silvia Moretti
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La stanza - La festa dei Tuareg
di Maria Caterina Prezioso
Titivillus Edizioni
Formato: 13*16,5
Pagine: 37
Prezzo: 5,00 euro
ISBN: 88-7218-102-X
Maria Caterina Prezioso ha pubblicato poesie e racconti brevi su diverse riviste di letteratura (Storie, In-Edito, TutteStorie, EllinSelae); ha curato la rubrica di cultura teatrale Leggere il teatro sul mensile Exlibris. La stanza - La festa dei Tuareg, atto unico diviso in otto scene pubblicato lo scorso anno presso Titivillus Edizioni, è un testo che, guardando evidentemente alla tradizione del teatro dell’assurdo, rappresenta una condizione, quella dell’uomo di fronte all’ignoto, sospesa nel tempo e nello spazio attraverso la delineazione di personaggi forse un po’ stilizzati, ma efficaci nella narrazione, finalizzati ad evidenziare certi aspetti della mente umana. Tra gli altri, l’aspetto duro e repressivo-autoritario è il Signor Tenente, ostile alla sola presenza dei Tuareg per pericolosa paura e intolleranza, mentre i coniugi Trento e Trieste sono la leggerezza e l’ingenuità degli anziani, o dei bambini, ma anche la diffidenza istintiva verso quella stanza n.100 abitata dalla tribù. I Tuareg sono ciò che di noi non accettiamo, o che della realtà rimuoviamo, il segreto, il non-detto, l’aldilà. Maria Caterina prezioso immagina uno spazio idealmente e realmente diviso in tre parti, lo spazio della platea, lo spazio della camera, nel quale si svolge l’azione, e quello, nascosto, della stanza n.100, la cui presenza si indovina da una porta chiusa. Tre luoghi, tuttavia, immobili nel corso del tempo, tempo scandito dal ripetersi beckettiano delle battute di Trento e Trieste sui figli ingrati e lontani e sulla giornata gelida e nevosa, eternamente e inesorabilmente fredda, ma «proprio una buona, bella giornata», contro l’aridità e il sole del deserto dei Tuareg che immaginiamo estendersi dietro la porta n.100. Un tempo scandito ancor più significativamente dal personaggio della Voce (dell’autore) che racconta sempre la stessa storia collocandola in epoche diverse. La metateatralità che segna l’intero testo si svela palesemente alla fine, quando, entrati tutti i personaggi ad uno ad uno nella stanza dei Tuareg, non rimangono sul palco che la Voce e la Statua di sale, a chiudere la vicenda «senza uscire di scena», scendendo tra il pubblico.