Sade è ormai vecchio, stanco e malato. Non si interessa più alla rivoluzione, il suo nihilismo ha ormai preso il sopravvento, ma la sua ossessione erotica influenza ancora i suoi pensieri e i suoi comportamenti. Una giovanissima giornalista di nome Justine, sì, proprio come il personaggio più famoso dei suoi romanzi, va in manicomio a intervistarlo. Il gioco seduttivo dei loro colloqui è motore di un più profondo rapporto psicologico riconducibile a quello tra vittima e carnefice. In questo quadro immaginario, sospeso in un tempo irreale, ma contemporaneo, vorremmo ricondurre, non le opere, non la vicenda umana, non la storia, ma l’icona, il simbolo, l’idea moderna, che ha attraversato i secoli, del Marchese de Sade.