Data pubblicazione
28-02-2012 01:00:00
Confiteor
Roberto Russo
L’azione si svolge ai nostri giorni nella sagrestia di una chiesa cristiano ortodossa di Belgrado o di un’altra qualsiasi città della Jugoslavia odierna. Un uomo di circa quaranta anni ottiene un colloquio con un sacerdote cattolico, italiano, proveniente da Mostar, il quale si trova lì nell’ambito degli scambi interconfessionali fra le chiese Cristiane. L’uomo si chiama Thomas Gomulka. Egli appare, a prima vista, timido, imbarazzato e molto riconoscente al sacerdote al quale dovrà affidare un compito che gli sta molto a cuore. Dai convenevoli iniziali il sacerdote comprende che Gomulka, oggi posato borghese, negli anni precedenti, ha militato nelle formazioni para militari serbo bosniache, partecipando anche alla presa di Mostar. In questa città, un famoso ponte, (simbolo della tolleranza e della fratellanza fra i popoli) che collegava la città ortodossa a quella musulmana, venne distrutto proprio dai serbi bosniaci. Il Prete nota in Gomulka un grande travaglio interiore e, pur stigmatizzando alcune sue affermazioni ambigue, di stampo razzistico nei confronti dei musulmani, accetta di confessarlo. Prima di giungere, effettivamente, alla narrazione del fatto e alla richiesta che tanto sta a cuore a Gomulka, si delinea la demoniaca normalità di quest’ultimo, crudele esecutore di ordini, aguzzino della pulizia etnica nei confronti dei musulmani. Ciò che racconta Gomulka è orribile, ma la sua narrazione è totalmente priva di emozione e di pentimento. Egli è convinto, ancora oggi, di essere dalla parte della ragione, dalla parte dell’Unica Vera Fede che andava difesa ad ogni costo. Il prete vorrebbe concludere al più presto quell’ incontro che, inopinatamente, non presenta più i caratteri di una confessione, ma quelli di una orgogliosa rivendicazione razzista e fideista, ma lo stesso atteggiamento di Gomulka è cambiato: da timido, l’uomo, diventa sfrontato, violento. Gomulka vorrebbe che il prete, una volta tornato a Mostar, si mettesse in contatto con una giovane donna, Olga Dzajic, o con qualcuno che la conosca. Olga è una giovane musulmana alla quale, Gomulka, dopo la distruzione del ponte, aveva usato violenza. Lo scopo, del quale parla lo stesso Thomas, non era fine a se stesso: bisognava rendere gravide le donne musulmane affinché mettessero al mondo figli serbi. Era un ulteriore, terrificante, modo per rendere operativa la pulizia etnica. A questo punto, Gomulka, pare effettivamente pentito, ma… per cosa? Nelle ultime battute si evidenzierà, ancora una volta, l’immagine di un’umanità senza Redenzione e verrà in rilievo anche un ulteriore aspetto: la totale impotenza del prete, simbolo di un Occidente che, per troppo tempo, ebbe solo da assistere a quanto si perpetrava a pochi chilometri di distanza. Al di là delle condanne e dell’orrore mostrato rispetto a quanto Gomulka racconta, nel sacerdote, e in tanti come lui, si sostanzia un “peccato di omissione”, così come viene recitato nel Confiteor, un equivoco, ambiguo e sottilissimo filo che può condurre all’indifferenza e all’intolleranza. “Confiteor” ha vinto nel 2006 il Premio Schegge d’Autore e il IX Festival Internazionale del Corto Teatrale e Cinematografico di Mompeo (Rieti).
dramma
italiano
2005
1
Fino a 30 minuti
2
2
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si
Vincitore di Schegge d'autore nel 2006
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