Data pubblicazione
02-01-2002 01:00:00
Il vento dentro le parole
Marco Badi
Un morto che parla. Un morto che racconta. Un morto che riflette sulla vita e sulla morte (ma si tratta di vera morte? o soltanto di una sospensione - senza fine? - della vita?). Un morto che analizza la condizione umana come se gli fosse ancora possibile cambiare qualcosa e che, infine, è colto dalla profonda angoscia che deriva dalla terribile consapevolezza della propria totale impotenza. Un uomo che ci parla di noi parlando di sè, che ci esorta, che racconta il passato e intuisce il futuro e che, prigioniero di una condizione che sembra non lasciare alcuna via di scampo, arriva a rimpiangere anche i momenti più difficili e negativi della vita. Un uomo a cui non rimane altro che osservare la vita degli altri uomini ma che, allo stesso tempo, può farlo in maniera compiuta solo perchè la condizione, definita e definitiva, della morte glielo consente appieno. La voglia di parlare pur sapendo che quelle parole, pronunciate talvolta a fatica e quasi prescindendo dalla sua volonàt, ormai altro non sono (o forse sono sempre state) che un vento leggero che passa senza lasciare traccia. Una voce in cui risuonano le voci di tutti gli uomini che hanno lasciato un'impronta nella polvere, più o meno compatta, di questo mondo. Una voce che ricorda e che, così facendo, ci avverte che i ricordi possono anche essere delle tombe da cui non è più possibile uscire. Una voce che ci sussurra una possibile risposta alle nostre inquiete domande, alle nostre dolorose paure: ritrovare l'unità dell'Uomo, con se stesso e con gli altri.
dramma
italiano
2001
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Da 31 a 60 minuti
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